16/10/24 – Dovrebbero rallegrarsi in Occidente tutti gli amanti della libertà e dei diritti umani. Israele ha finalmente ucciso Yahya Sinwar, uno dei capi terroristi più spietati della nebulosa jihadista islamica.
Il leader di Hamas, mandante delle atrocità del 7 ottobre 2023 – assassinio, torture, stupro di centinaia di civili israeliani indifesi – è morto nel bombardamento di un edificio a Rafah, nel sud di Gaza, nel quale si nascondeva con altri due terroristi del gruppo islamico.
Per Israele è una vittoria strepitosa. L’eliminazione del ‘nemico numero uno’ aiuta il paese a cicatrizzare il trauma nazionale subito il 7 ottobre. Potrebbe dare un duro colpo al morale del gruppo terrorista palestinese e contribuire a una cessazione delle ostilità a Gaza.

Lo stato ebraico, unica vera democrazia occidentale in Medio Oriente (criticato dal progressismo politicamente corretto in Europa, che confonde la difesa dei civili palestinesi con quella di un gruppo terrorista jihadista che usa i civili come scudi umani) sta vincendo la sua guerra per la sopravvivenza. Già ha eliminato a Teheran il precedente numero 1 di Hamas, Ismail Haniyé. A Beirut ha ucciso il capo supremo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e i 20 componenti della cupola del movimento sciita, che come Hamas vuole distruggere Israele e tutti gli ebrei. Lo stato ebraico sta combattendo per la propria sopravvivenza. Con successo. Ha decimato le forze di Hamas a Gaza. Sta allontanando dalla sua frontiera in Libano i miliziani di Hezbollah, che da due anni, non provocati, bombardano città e villaggi del nord di Israele: 60mila sfollati. Hamas e Hezbollah, nascosti dietro i civili palestinesi e libanesi, hanno sparato più di 15mila missili e droni contro le città israeliane.
Con l’aiuto degli Usa, Gerusalemme sta ridimensionando l’influenza dell’Iran nella regione, indebolendo o distruggendo i suoi alleati sciiti in Libano e sunniti a Gaza.
E da una lezione di coraggio e determinazione al resto dell’Occidente, per debolezza o per mancanza di leadership politica intelligente incapace di contenere la crescita del jihadismo in Medio Oriente e in Africa. Come dimostrano la fuga la coda fra le gambe della Nato in Afghanistan, abbandonato ai fanatici liberticidi talebani, e la disastrosa campagna in Siria, che oggi sarebbe un califfato islamico nelle mani dei macellai dell’Isis senza l’intervento di Russia e Iran.

Dall’Europa vengono molti avvertimenti da Ponzio Pilato. Seguendo l’esempio del francese Emanuel Macron, che dopo aver proposto di fare la guerra alla Russia, prima potenza nucleare del pianeta, mandando truppe in Ucraina, ora bacchetta Israele perché si difende dagli attacchi dell’Hezbollah. Quando in realtà lo stato ebraico sta facendo applicare la risoluzione Onu che impone la demilitarizzazione della fascia cuscinetto in Libano lungo la frontiera. Una risoluzione che i 10mila soldati Onu della Finul non hanno mai fatto rispettare da Hamas.
E anche in Ucraina sono i ‘cattivi’, i russi ora demonizzati in Occidente dalla maggior parte dei governi e dei media, che stanno vincendo la guerra. Nonostante le centinaia di miliardi presi nelle tasche dei contribuenti europei e americani e regalati a Kiev per prolungare una guerra assurda. Rinunciando a costruire, scuole, ospedali, strade, e a rendere più decenti stipendi e pensioni di fronte all’impennata del costo della vita causata appunto dalla guerra.
INCOGNITA TRUMP/HARRIS – Le sorti di questi due grandi conflitti potrebbero dipendere ora dall’esito delle presidenziali americane. Trump, che ha buoni rapporti con il presidente russo Vladimir Putin, ha promesso che porrà fine “in 48 ore” alla guerra in Ucraina. “La Russia non ha mai avuto un presidente più rispettato”, ha detto, aggiungendo che se fosse stato lui il presidente degli Usa due anni fa, la guerra in Ucraina non sarebbe mai iniziata. Ha anche criticato Zelensky: “non avrebbe dovuto lasciare iniziareb la guerra”. Trump sembra inoltre su una linea di maggiore appoggio a Israele. E’ probabile invece che se vincesse Harris andrà avanti la linea Biden. Che ci ha portato nella pericolosa situazione attuale.