La guerra più assurda del secolo

È una manna per i grandi speculatori, i produttori di petrolio e per le multinazionali degli armamenti, che in quasi due anni di guerra hanno incassato enormi profitti. 

Per il resto dell’Umanità la guerra più assurda, per ora, del XXI Secolo, è un disastro. Il conflitto fra Russia e Ucraina, ex nazioni sorelle nell’Unione Sovietica, quasi fotocopie una dell’altra per lingua, cultura, origine etnica, non avrebbe mai dovuto iniziare.

guerra anche di caricature…

nvece l’Occidente, Usa in testa, ha fatto di tutto per provocare Vladimir Putin, rinnegando gli impegni presi alla caduta del Muro di Berlino con l’allora presidente sovietico Mikail Gorbaciov: garantire una zona cuscinetto neutrale fra Nato e Russia, comprendente Ucraina e Bielorussia.

E ora siamo impantanati in una guerra di logoramento che potrebbe durare anni. Come fra due pugili sfiniti che si afferrano uno all’altro per non cadere. E rischia di finire, quando finirà, dopo avere fatto non solo migliaia di morti, danni enormi, impoverito ulteriormente le popolazioni dei due paesi, e drasticamente ridotto il livello di vita degli europei, colpiti nel 2023 dall’impennata dell’inflazione, dal rincaro dei prezzi dei prodotti più essenziali e da una generale riduzione dei redditi, dovuti al conflitto.

E alla politica auto lesionista dei governi europei. La guerra assurda fra Mosca e Kiev, che avrebbe dovuto essere evitata con qualche firma e un paio di trattati costerebbe 17 miliardi di dollari al mese ai paesi che sostengono l’Ucraina (noi!), altri 10 miliardi  ai contribuenti ucraini e 27 ai russi.

E secondo la Banca Mondiale altri 411 miliardi saranno necessari se, e quando, la guerra finirà per la ricostruzione dell’Ucraina. A pagare saranno sempre gli stessi.

L’industria degli armamenti è felice. Il conflitto vede in presenza due sistemi bellici moderni, e costosi. Per dare un’idea nella guerra in Afghanistan, poi vinta dagli ‘straccioni’talebani, le forze Nato sparavano ‘solo’ 300 proiettili di artiglieria al giorno. In Ucraina l’estate scora solo i russi sparavano almeno 40.000 proiettili al giirno (dati di economia e politica su base Oryx). Fra morti e feriti i combattimenti fanno 20.000 vittime ogni 50 giorni, rileva l’analista Rosario Patalano.

Insomma, una ecatombe. Che il mondo occidentale ha contribuito ad alimentare, finanziando lo sforzo militare ucraino e coprendo di soldi e armi il presidente  ultranazionalista ucraino, che avrebbe fatto un grande favore all’umanità conservando il suo lavoro precedente di attore comico.

Invece di imporrr una pace negoziata.

L’Ue negli ultimi giorni ha spinto oltre la deriva suicida decidendo di aprire negoziati di adesione con l’Ucraina. Un paese in guerra. Se il conflitto non finirà prima, l’Unione europea si ritroverà di fatto in guerra con una delle tre superpotenze nucleari del pianeta. Che quindi non può essere umiliata e sconfitta senza rischiare imprevedibili conseguenze globali. 

La guerra è stata voluta da Washington anche in difesa del dollaro come valuta di riferimento mondiale davanti alla minaccia della Russia e delle altre supereconomie emergenti dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che non vogliono più che la valuta americana sia il valore dominante negli scambi mondiali. 

Anche da questo punto di vista l’opzione della guerra è stata però fallimentare per Washington. Non solo Mosca ha potuto vendere ai soci Brics, in particolare a Cina e India, petrolio e gas naturale boicottati nel grande suicidio degli europe. Ma negli ultimi giorni altri sei grandi paesi emergenti,  Egitto, Iran, Argentina, Etiopia, Arabia Saudita e Emirati Arabi, hanno aderito al.movimento. I ‘Brics Plus’ (e altri paesi bussano alla porta) ora rappresentano il 36% dell’ economia mondiale e metà della popolazione del pianeta. Un vero contropotere all’egemonia americana. E per ora la Russia non sembra umiliata, malgrado la demonizzazione occidentale di Putin.

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francescocerri

Giornalista Internazionale. Nato come specialista di politica europea e di sicurezza. Inviato a Sarajevo durante la guerra dei Balcani, e al Tribunale Penale Internazionale al processo Milosevic. Corrispondente in Israele/Palestina durante l'intifada, in Turchia durante la guerra in Siria e la rivolta di Gezi Park. In Spagna , con gli indignados, e Portogallo. Presidente onorario della stampa parlamentare europea. Cavaliere della Repubblica.

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