La Madre di Tutte le Guerre… Ora Guerra Mondiale a pezzi?

La situazione continua a peggiorare, l’incendio si allarga e tocca già almeno tre continenti, Europa, Asia e Africa. Al momento non si vedono affacciarsi pompieri.

Il mondo ancora non brucia. Ma il vento dall’inizio dell’anno, come più volte ha avvertito questo blog, soffia in questa direzione. I conflitti locali/ regionali si estendono. Non si vede per ora una strategia per contenerli ed evitare quella che si sta configurando come l’inizio di una possibile guerra mondiale a pezzi.

l’esercito cinese

Il fiammifero che ha avviato questa pericolosa corsa verso la soluzione muscolare dei conflitti attraverso la forza armata è stata la guerra in Ucraina. La madre di tutte le guerre. Che poteva e doveva essere evitata. Invece la Russia è stata provocata, praticamente costretta alla guerra, per difendere i propri interessi vitali. Il conflitto si è poi fatto continentale con l’assurda implicazione al fianco del regime di Kiev, con armi e finanziamenti usciti dalle tasche dei contibuenti europei e americani, di Ue e Nato.  

Mosca è stata demonizzata, isolata. Spinta a uscire dalla cooperazione europea e transatlantica. Per allearsi più strettamente con Iran, Cina, Corea del Nord. In una sorta di fronte della destabilizzazione, in reazione alla spinta verso la propria destabilizzazione voluta da Usa, Europa, Mondo islamico sunnita.

E’ venuta a mancare la capacità di freno di una Russia ora demonizzata e colpita da sanzioni verso i propri alleati. I conflitti armati effettivi o potenziali si sono moltiplicati. Nessuno, nè Russia né Iran, ha fermato la strage di Hamas in Israele il 7 ottobre. Che ha innescato la guerra di Gaza. E la morte, secondo i dati diffusi Hamas (esperta in manipolazioni)  di 25mila palestinesi. Senza che si sappia quanti sono civili e quanti miliziani uccisi in combattimento con Israele.  E fà ribollire il Medio Oriente. 

Teheran, rigettata nell’isolamento dalla decisione stupida di Donald Trump di stracciare gli accordi sul nucleare che erano stati sottoscritti con l’Iran, ha ripreso a buttare benzina sul fuoco delle tensioni medio-orientali. Gettando nella mischia i suoi alleati sciiti, l’Hezbollah in Libano, gli Huti in Yemen, le Pmf in Iraq. Con il rischio ora di conflitti diretti fra potenze nucleari effettive o in predicato come Israele, Iran e Pakistan. 

Gli attacchi degli Huti contro il commercio mondiale nel Mar Rosso hanno coinvolto in un conflitto contro gli sciiti yemeniti Usa e Regno Unito, due potenze nucleari. E mobilitano ora le marine militari di Italia, Germania e Francia, altra potenza nucleare.  

Il dittatore nord-coreano e sospetto psicopatico Kim Jong-un, con il quale aveva simpatizzato cinque anni fa Donald Trump, si prepara ad attaccare la Corea del Sud. Con le spalle coperte ora da Russia e Cina. La Corea del Nord è forse la più pericolosa delle potenze nucleari, in quanto Kim è del tutto imprevedibile. E la Corea del Sud è sotto l’ombrello nucleare americano. Come Taiwan, che dopo le elezioni presidenziali vinte dal fronte dell’indipendenza da Pechino a metà gennaio è esposta ad un attacco della Cina, terza potenza nucleare mondiale. La guerra in Ucraina ha disinibito chi vuole usare le armi per la soluzione dei conflitti politici. 

Insomma il pianeta assomiglia ogni giorno di più a una cassa di dinamite circondata da apprendisti stregoni con iil cerino acceso in mano. La situazione è forse la più pericolosa dai peggiori anni della Guerra Fredda, come durante la crisi dei missili di Cuba nel 1962. Allora si era sfiorato un confronto nucleare fra Usa e Urss. Ma il mondo era appena uscito da una spaventosa guerra mondiale e nessuno voleva accenderne un’altra. E i dirigenti politici del mondo erano di una tutt’altra statura rispetto a quelli attuali. 

Assistiamo anche ad un preoccupante fenomeno di appiattimento di buona parte di stampa e opinione pubblica sulle posizioni dei rispettivi governi. In pochi paesi europei i media mainstream hanno discusso la linea dei governanti pro-Ucraina, finanziata dai contribuenti. Sulla crisi di Gaza sembra prevalere la propaganda di Hamas, all’origine della guerra con le stragi di civili ebrei del 7 ottobre. El Pais non ha complessi nell’annunciare, usando cifre fornite solo da Hamas, che “l’80% dei 25mila morti a Gaza sono donne e bambini”. Il problema però è che Hamas per evidenti ragioni di propaganda e di conquista dell’opinione pubblica internazionale, non distingue fra i civili e i miliziani islamici uccisi in combattimento (9-10mila secondo l’intelligence Usa). I lettori del quotidiano devono quindi dedurre che anche 8 armati su 10 di Hamas sono “donne e bambini”…

Certo le guerre moderne si vincono anche con la disinformazione. Ma la deontologia vorrebbe che la stampa cerchi di scoprire la verità. Dietro lo schermo di fumo della manipolazione. Un compito che sarebbe più indispensabile che mai oggi, per fare capire, dietro ai proclami muscolari e alle certezze di politici, generali e pessimi giornalisti, i rischi che la banalizzazione delle guerre sta facendo correre a una fetta importante del pianeta Terra.

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francescocerri

Giornalista Internazionale. Nato come specialista di politica europea e di sicurezza. Inviato a Sarajevo durante la guerra dei Balcani, e al Tribunale Penale Internazionale al processo Milosevic. Corrispondente in Israele/Palestina durante l'intifada, in Turchia durante la guerra in Siria e la rivolta di Gezi Park. In Spagna , con gli indignados, e Portogallo. Presidente onorario della stampa parlamentare europea. Cavaliere della Repubblica.

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