SI, VOGLIONO PROPRIO PORTARCI ALLA GUERRA

14/4/24 – Già l’assurda guerra di Ucraina ci stava portando ogni giorno più vicini ad una conflagrazione mondiale, per la colpevole ostinazione occidentale a voler cercare di umiliare la prima potenza nucleare del mondo, alimentando artificialmente con armi e danaro il regime del presidente ed ex-attore comico ucraino Zelensky. Non bastava. Ora tentiamo la stessa cosa in Medio Oriente, incitando Israele, che già ha condotto (male) una disastrosa guerra a Gaza che non ha messo in ginocchio Hamas, ad una pericolosissima guerra totale con l’Iran.

Teheran ha risposto con relativa moderazione sabato all’attacco israeliano contro la sua ambasciata a Damasco, che ha ucciso fra l’altro due importanti generali, uno dei quali, Razi Moussavi, ha contribuito ad evitare che la Siria diventasse un califfato sunnita sconfiggendo il sanguinario Stato Islamico armato e finanziato da Turchia e Qatar. Un attacco che ha violato tutte le norme di convivenza della comunità mondiale. L’ambasciata di un paese è un luogo inviolabile. Una norma senza la quale diplomazia, convivenza civile, soluzione dei conflitti, non potrebbero esistere.

L’Iran, potenza regionale, leader del mondo islamico sciita, non poteva non reagire. Anche per salvare l’onore, valore fondamentale in Medio Oriente e non solo. La risposta iraniana è stata spettacolare ma, nonostante le apparenze, e e centinaia di dromi e missili lanciati verso Israele, è stata moderata. Era prevedibile che le ogive iraniane sarebbero stato intercettate prima di cadere sullo stato ebraico dal la Cupola di Ferro di Israele, e dalle potenze occidentali amiche che avevano annunciato che si sarebbero schierate in sua difesa, Usa, ma anche Regno Unito, Francia, Germania. E perfino la Giordania. Mentre la principale potenza araba sunnita, l’Arabia Saudita, ha passato informazioni di intelligence sulla preparazione dell’attacco iraniano. Che alla fine ha fatto solo un ferito e danni minimi. Questo fa temere un incendio nell’incendio. lo scontro fra i fratelli islamici nemici, sunniti contro sciiti, già scattato in Siria Gli stessi paesi che non avevano voluto condannare l’attacco contro l’ambasciata iraniana a Damasco, come proposto al Consiglio di Sicurezza Onu dalla Russia, si sono affrettati ora a denunciare la risposta di Teheran, annunciando sanzioni. Di fatto pre-legittimando la contro-risposta di Israele.

Già promessa dal premier israeliano Netanyahu. L’Iran ha annunciato una reazione durissima. In contrasto con la relativa pazienza che ha avuto negli ultimi 20 anni davanti ai ripetuti attacchi di Israele contro le sue istallazioni nucleari e agli ‘assassinii mirati’ dei suoi dirigenti militari in Siria e Libano. Fra le varie ipotesi, secondo la stampa di Tel Aviv, Israele potrebbe attaccare di nuovo i centri nei quali l’Iran sta costruendo la ‘sua’ bomba nucleare (potrebbe averne già tre). Ma ora sono scavati a oltre 60 metri sottoterra, e più difficili da colpire. Oppure il ministero della difesa di Teheran, o (opzione relativamente meno pericolosa) l’alleato pure sciita dell’Iran in Libano, l’Hezbollah.

L’appoggio implicito degli occidentali ad un attacco di Israele è, come nella guerra in Ucraina, un atto potenzialmente suicida che non misura le conseguenze. l’Iran non è Hamas. Può reagire in forma devastante. Non moderata come ha fatto sabato. E dare alle fiamme il Medio Oriente. Ma non solo. L’Iran non è senza amici. E’ ora strettamente legato alla Russia, vicino alla Cina. Ha alleati in tutti i paesi pronti a infiammarsi, l’Hezbollah in Libano, gli Houtis nello Yemen, le milizie sciite in Iraq. Ha l’appoggio della Siria di Bashar el Assad. Se i missili iraniani lanciati senza molta convinzione sabato “avessero colpito Tel Aviv, ci troveremmo oggi in una situazione molto diversa, devastante” avverte il direttore di Haaretz, il giornale progressista israeliano, Aluf Benn. Che invita il governo “a pensare non due volte, ma dieci, alle conseguenze di un attacco contro l’Iran”. La maggior parte degli israeliani ma anche degli iraniani non vuole la guerra, spiega Haaretz: “l’ultima cosa che vuole la popolazione iraniana è entrare in guerra con Israele, un paese verso il quale c’è poca ostilità”. Nonostante i proclami ufficiali dfi Teheran. Ma l’Iran intanto ha avvertito che se attaccati dagli israeliani “la risposta che riceveranno non sarà calcolabile in ore o giorni, sarà data in pochi secondi”. E minaccia di usare “un’arma mai vista prima”. Gli esperti pensano al possibile uso di missili ipersonici, di cui ora l’Iran dispone, che sarebbero in grado di ‘bucare’ le difese israeliane.

Insomma il gioco pericolosissimo degli apprendisti stregoni occidentali in Ucraina si ripete qui. Con lo stesso enorme errore strategico di un Occidente tornato ad una mentalità bellicosa da Guerra Fredda, che lo ha portato a sottovalutare in particolare la Russia. Con un assurdo senso di superiorità nato dopo la auto-esplosione dell’Unione Sovietica, celebrata come una sorta di trionfo della Nato, “il patto militare più potente del mondo”.Sarebbe forse però meglio non verificarlo . La situazione è diversa da allora. La Russia ha dimostrato di essere sempre la prima superpotenza nucleare. Ora sembra possa disporre anche, fra l’altro, di droni sottomarini, i Poseidon, voluti da Putin, in grado di fare esplodere ogive nucleari sotto le coste dei paesi nemici provocando, sostiene Mosca, onde alte 500 metri. I paesi occidentali, sotto la spinta degli Usa, sembrano considerare che solo il loro piccolo mondo è da prendere inc considerazione. Sottovalutando le potenze che ne stanno fuori. E dimenticando che grazie anche all’assurda demonizzazione della Russia si è formato ormai un contro-potere mondiale almeno equivalente a quello dell’Occidente. Di cui fanno parte le superpotenze nucleari Russia e Cina, con Iran, Corea del Nord, l’appoggio di India e Brasile, grandi potenze economiche emergenti.

Insomma, spenga la luce l’ultimo a uscire, lasciando il pianeta al buoio….

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francescocerri

Giornalista Internazionale. Nato come specialista di politica europea e di sicurezza. Inviato a Sarajevo durante la guerra dei Balcani, e al Tribunale Penale Internazionale al processo Milosevic. Corrispondente in Israele/Palestina durante l'intifada, in Turchia durante la guerra in Siria e la rivolta di Gezi Park. In Spagna , con gli indignados, e Portogallo. Presidente onorario della stampa parlamentare europea. Cavaliere della Repubblica.

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