ULTIMO NATALE DI GUERRA PER L’UNIONE (SOVIETICA?) EUROPEA. È L’ORA DEI MACHO-LEADER: PUTIN, TRUMP, ERDOGAN…

25/12/24 – È stato il Natale della svolta. L’anno che inizia sarà molto diverso. Apparterrà a una generazione di ‘nuovi’ macho leader:  l’anarcoide Trump e la sua anima dannata Musk, il – per la propaganda occidentale –  Satana Putin, il Sultano neo-ottomano Erdogan.  Sarà anche probabilmente 87u l’inizio della decadenza politica dell’Ue – che il sociologo Bock-Coté paragona per alcuni aspetti all’Unione Sovietica – e della dittaturà del pensiero unico che ha espresso negli ultimi anni. Con i suoi piccoli leader, il francese Macron, il tedesco Scholz o lo spagnolo Sanchez (aggrappato alla poltrona nonostante gli scandali di corruzione). Allineati sul ‘piccolo’ presidente Usa Biden. Cui la guerra in Ucraina ha fatto toccare record di incompetenza. Ai danni dei loro stessi concittadini, impoveriti dal costo e dalle conseguenze economiche di una guerra assurda e inutile.Traformando la cultura della pace ad ogni costo – “mai più la guerra” – con cui l’Europa Unita è nata sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale, nel 1957, in una testosteronica logica bellica, di ritorno allo scontro armato come strumento per risolvere i conflitti politici. Un salto all’indietro di un secolo. 

LA PAX TRUMPIANA – Il 2025 segnerà una svolta per l’Europa. Con la fine della guerra in Ucraina. Che Trump ha promesso di imporre non appena alla Casa Bianca. Si insedierà il 20 gennaio. La pace darà in buona parte soddisfazione alle ragioni di Mosca. Come già previsto negli accordi di Istanbul, due anni fa (e decine di migliaia di morti fa). Fatti saltare da Biden e dall’allora premier inglese Johnson (“un idiota” per la ora defunta regina Elisabetta).  La pace farà tornare la Russia nei meccanismi di cooperazione internazionale da cui, demonizzata, è stata esclusa negli ultimi due anni. Con pesanti conseguenze per gli equilibri mondiali. Sarà troppo tardi per impedire le altre crisi gravissime – le guerre di Gaza e del Libano, la caduta della Siria nelle mani dei jihadisti pro turchi ex-Isis/Al Qaida – che sarebbero state evitate se Mosca non fosse stata marginalizzata da Biden e dall’Europa. E, dice Trump, se lui fosse stato alla Casa Bianca. Ma almeno il pugno duro e il ‘America First’ di Trump dovrebbero portare una certa stabilità.  La vittoria del tycoon alle presidenziali Usa ha già prodotto cambiamenti positivi. Tre paesi Ue hanno preso le distanze dalla linea bellica di Bruxelles. I premier di Ungheria e Slovacchia hanno visto Putin a Mosca. Scholz gli ha parlato al telefono per la prima volta dal 2022. Lo stesso prrsidente ucraino Zelensky parla ora di pace nel 2025. Alle ultime europee i partiti anti guerra hanno segnato progressi importanti, sconfiggendo quelli della nomenclatura bellicista . Alle politiche tedesche di febbraio è prevista una affermazione dell’Afd, pro Putin, e alle probabili legislative anticipate francesi dell’estate dovrebbe vincere il Rn anti-sistema di Marine Le Pen.  Ma il pensiero unico pro Ue, pro Nato e pro-Biden yin diversi paesi tenta ad ogni costo di impedire un cambiamento di rotta. Con metodi che ricordano quelli dell’ex-Urss verso i paesi satelliti. 

Romania, proteste contro ‘colpo di stato’ corte costituzionale

IL PRECEDENTE RUMENO – L’esempio più vistoso è quello della Romania. Il candidato antisistema e pro russo, Georgescu, è arrivato primo al primo turno delle presidenziali. Ma con una decisione senza precedenti la corte costituzionale, due giorni prima del secondo turno, che Georgescu avrebbe probabilmente vi to, ha annullato il voto. Sostenendo che attraverso Tik Tok (!) la Russia avrebbe influenzato il voto. Un modo per dire che gli elettori rumeni, quando ‘non votano bene’, sono imbecilli che si fanno dettare le proprie scelte da Tik Tok… Qualcosa di simile si è prodotto anche in Georgia. Alle presidenziali ha vinto il candidato anti Ue, l’ex calciatore  Kavelashvili. Ma la presidente pro-Ue uscente Zourabichvili si aggrapa alla poltrona denunciando presunte irregolarità . Rifiuta di andarsene. Convoca ogni giorno migliaia di sostenitori come scudi umani per evitare di essere mandata via manu militari. Una riedizione della cosiddetta  ‘rivoluzione ucraina’ di Piazza Maidan nel 2014. Quando migliaia di manifestanti per lo più di estrema destra, appoggiati da Ue e Usa e dai media occidentali, rovesciarono il presidente eletto pro-russo Janukovic. Un colpo di stato che ha aperto la strada poi verso l’attuale guerra con Mosca. E ad una interpretazione preoccupante della post-democrazia ‘brejneviana’ verso la quale sembra incamminarsi l’Ue. L’Urss di Brejnev, ricorda Bock-Coté, lasciava un certo spazio di manovra ai paesi satelliti se rimanevano nel solco del socialismo e della logica sovietica. Altrimenti rimetteva in riga chi pensava (e votava) male… 

ERDOGAN, SIGNORE DELLA SIRIA JIHADISTA, “IO E PUTIN GRANDI LEADER MONDIALI“- Il ‘sultano’ Erdogan, che finalmente dopo 10 anni di guerra è riuscito a rovesciare Assad e a conquistare Bagdad grazie agli alleati jihadisti ex-Al Qaidia e ex-Isis dell’Hts,, sposta ora il mirino contro le forze curdo-siriane, che controllano il nord est del paese. I miliziani curdi, che nella prima guerra di Siria avevano impedito, con la Russia, l’Iran e l’Hezbollah libanese, la vittoria dell’Isis, finanziata da Turchia e Qatar, ora sono attaccati dai jihadisti teleguidati da Ankara e bombardati dall’aviazione turca.  Erdogan, che sogna di ricostituire l’impero musulmano sunnita, ha inviato a Damasco Hakan Fidan, il molto potente ex-capo dei servizi segreti, oggi ministro degli esteri, per guidare i primi passi al potere dei suoi alleati jihadisti. Che cercano per ora di rassicurare l’Occidente. Una sorta di Isis in cravatta, teleguidata da Ankara. Erdogan punta a distruggere la Rojava,  l’entità curda autonoma creata nel nord della Siria. Erdogan ha ordinato ai curdi di deoorre le armi. o, ha minacciato, “li seppelliremo con le loro armi”. Il ‘sultano’ di Ankara, presente anche in Libia, è ora il nuovo uomo forte del Mediterraneo Sud. “Io e Putin siamo gli unici grandi leader” del.mondo, ha chiarito. Probabilmente non a torto. Nella generale mediocrità soprattutto europea,  sul podio dei grandi macho leader del mondo sale ora anche Trump.

SI ISRAEL TAMBIÉN AYUDA A AL QAEDA EN SIRIA… EL “APRES MOI LE DELUGE” DE JOE BIDEN.

12/06/24 – El anciano presidente estadounidense Joe Biden parece decidido a incendiar el planeta antes de partir y cedoer el asiento a Donald Trump el 20 de enero. En una especie de “Après moi le déluge” (“Después de mí la inundación”), según la fórmula del rey de Francia Luis XV, Biden intentó dramatizar aún más la guerra en Ucrania, autorizando a Kiev a utilizar los mortíferos misiles ATACM contra los territorio ruso. Una medida que podía provocar una respuesta nuclear de Moscú, había advertido el Kremlin. Sin embargo el presidente Putin ha reaccionado con moderación por ahora, esperando la llegada de Trump, que promete paz en 24 horas.

Ahora Biden también está intentando incendiar mas Oriente Medio, jugando una vez más la carta del apoyo a una rama de Al Qaeda en Siria. Como Obama hace 10 años en Siria con ISIS. Y antes con el apoyo estadounidense a Bin Laden en Afganistán, para derrocar a un gobierno laico y protector de los derechos de las mujeres cercano de Moscú. Sabemos cómo terminó en Kabul…

En los últimos días, aviones estadounidenses bombardearon las columnas de milicianos chiítas iraquíes, que acuden en ayuda del presidente chií aleví sirio, Bashar el Assad, amenazado por el avance de los yihadistas de Jahbat al-Nusra, nacidos de Al Qaeda. Una medida arriesgada que pretende debilitar a Rusia en otro frente, distrayendo fuerzas del frente ucraniano. Rusia es el aliado de Damasco con Irán y las fuerzas chiítas del Líbano e Irak. La ofensiva relámpago de los yihadistas, apoyados por la Turquía sunita del ‘sultán’ Erdogan, después de haber tomado Alepo, segunda ciudad y pulmón económico de Siria, se encuentra ahora a 100 kilómetros de Damasco.

Su victoria significaría la creación de un califato islámico sunita en Siria, fundado en la sharia. Y el fin de la protección de las minorías religiosas, y de las mujeres, hasta ahora garantizada por Assad. Nadie ha olvidado los horrores perpetrados por ISIS hace 10 años. Las masacres, ejecuciones sumarias, torturas, violaciones sistemáticas de miles de mujeres y niñas de la minoría yazidí, vendidas como animales y transformadas en esclavas sexuales. Cientos de ellas siguen en manos de sus captores yihadistas, con quienes tuvieron hijos. En una dramática complicación de su terrible calvario. Prácticamente ignorado por el resto del mundo.

Ahora Israel también está tomando partido por los yihadistas sirios. La fuerza aérea del Estado judío, informa Times of Israel, atacó depósitos de municiones del ejército sirio y concentraciones de fuerzas de Assad. En los últimos dos meses, Israel ya ha destruido varias posiciones del ejército sirio y sus aliados iraníes y libaneses, favoreciendo la ofensiva de los yihadistas. Hace diez años, en la primera fase de la guerra en Siria, Israel ya había ayudado a las fuerzas yihadistas, con la obsesión de derrocar a Assad, formalmente en guerra con el Estado judío. Y así atacar al archienemigo Irán, su aliado más cercano.

Otra paradoja del complicado y a veces oscuro equilibrio de poder en Medio Oriente. De hecho, Israel ayuda a los yihadistas salafistas suníes de Jahbat al-Nusra, cercanos a Hamás, al que el Estado judío combate y casi ha destruido en Gaza. Con la probable consecuencia, si Rusia e Irán son incapaces de bloquear la ofensiva yihadista, de tener en su flanco norte ya no un gobierno autoritario sino racional y de inspiración socialista, sino un Estado islámico intolerante y fundamentalista. Que probablemente se declarará como Hamas por la destrucción de Israel….

iSE ANCHE ISRAELE AIUTA AL QAIDA IN SIRIA. L’ “APRES MOI LE DELUGE” DI JOE BIDEN 

6/12/24 – L’anziano presidente americano Joe Biden sembra determinato a incendiare il pianeta prima di andarsene e di cedere il 20 gennaio  la poltrona a Donald Trump. In una sorta di “Après moi le déluge” (“Dopo di me il diluvio), secondo la formula del re di Francia Luigi XV, Biden ha tentato di drammatizzare ulteriormente la guerra in Ucraina, autorizzando Kiev a usare i micidiali missili ATACM contro il territorio russo.  Una mossa che poteva provocare una risposta nucleare di Mosca, aveva avvertito il Cremlino. Il presidente Putin fortuntamente  però ha reagito per ora con moderazione. Aspettando l’arrivo di Trump, che ha promesso la pace in 24 ore.

Ora Biden tenta un affondo anche in Medio Oriente, giocando di nuovo la carta dell’appoggio ad una emanazione di Al Qaida in Siria. Come 10 anni fa Obama, sempre in Siria con l’Isis. E prima ancora con l’appoggio Usa a Bin Laden in Afghanistan, per rovesciare un  governo laico e protettore dei diritti delle donne vicino a Mosca. Sappiamo come è andata a finire a Kabul…

Gli aerei americani negli ultimi giorni hanno bombardato le colonne di miliziani sciiti iracheni, che accorrono in aiuto del presidente sciita alevita siriano Bashar el Assad, minacciato dall’avanzata dei jihadisti di Jahbat al-Nusra, nati da Al Qaida. Una mossa azzardata che punta a indebolire la Russia su un altro fronte, distraendo forze dal fronte ucraino. La Russia è alleata di Damasco con l’Iran e le forze sciite del Libano e dell’Iraq. L’offensiva fulminea dei jihadisti, teleguidati dalla Turchia sunnita del ‘sultano’ Erdogan, dopo aver preso Aleppo, seconda città e polmone economico della Siria, sono ora a 100 chilometri da Damasco.

Una loro vittoria significherebbe la creazione di un califfato islamico sunnita in Siria, fondato sulla sharia. E la fine della tutela delle minoranze religiose, fnora protette da Assad.  Nessuno ha dimenticato gli orrori perpetrati dall’Isis 10 anni fa. I massacri, le esecuzioni sommarie, le torture, lo stupro sistematico di migliaia di donne e bambine della minoranza yazidi, vendute come animali e trasformate in schiave sessuali. Centinaia di loro sono ancora nelle mani dei loro aguzzini jihadisti, da cui hanno avuto dei figli. In una drammatica complicazione del loro calvario,. Ignorato praticamente dal resto del mondo.

A fianco dei jihadisti siriani si schiera ora anche Israele. L’aviazione dello stato ebraico, riferisce Times of Israel, ha attaccato depositi di munizioni dell’esercito siriano e concentrazioni di forze di Assad. Negli ultimi mesi Israele ha già distrutto varie postazioni dell’esercito siriano e dei suoi alleati. iraniani e libanesi, favorendo l’offensiva dei jihadisti. Già dieci anni fa nella prima fase della guerra in Siria Israele aveva aiutato le forze jihadiste, con l’ossessione di rovesciare Assad, formalmente ancora in guerra con lo stato ebraico. E di colpire cosi l’arci-nemico iraniano, suo stretto alleato.  Un altro paradosso dei complicati e a volte oscuri rapporti di forze del Medio Oriente. Israele infatti aiuta cosi i jihadisti salafiti sunniti di Jahbat al-Nusra, vicini ad Hamas che lo stato ebraico combatte e ha quasi distrutto a Gaza. Con la probabile conseguenza, se Russia e Iran non riusciranno a bloccare l’offensiva dei jihadisti, di avere sul fianco nord non più un governo autoritario ma razionale e di ispirazione socialista, ma uno stato islamico intollerante e  fondamentalista. Che probabilmente si dichiarerà come Hamas per la distruzione di Israele….

ALLARME SIRIA, JIHADISTI AL QAEDA TORNANO ALL’ASSALTO CON L’AIUTO DI ERDOGAN E BIDEN

30/11/2024 – La tragedia siriana senza fine si riaccende. Il terrorismo jihadista, con una operazione fulminea appoggiata dalla Turchia del ‘sultano’ Erdogan, è riuscito a occupare di nuovo Aleppo, la seconda città e la capitale economica del paese. Aleppo era stata occupata e martirizzata dagli islamo-nazisti dello Stato Islamico (Isis) fino alla liberazione intervenuta nel 2016. 

L’attacco, partito dalle zone del paese occupate dalla Turchia e da Idlib, sempre nelle mani dei terroristi islamici, ha colto di sorpresa le forze governative. I salafiti sunniti del gruppo Jabhat al-nusra, partorito da Al Qaeda, sono entrati in Aleppo al grido di Allahu Akbar quasi senza incontrare resistenza. Decine di migliaia di civili sono in fuga. Nessuno ha dimenticato gli orrori perpetrati dagli uomini dell’Isis, i massacri, le esecuzioni sommarie in pubblico, gli stupri su larga scala.

Non è chiaro per il momento chi ci sia, a parte la Turchia, dietro questo nuovo tentativo di destabilizzare la Siria, un paese chiave negli equilibri del Medio Oriente, e il suo presidente sciita alevita Bashar al Assad. Almeno indirettamente Israele ha giocato un ruolo propiziatorio. Nella guerra contro Hezbollah, lo stato ebraico ha colpito 70 nella regione le strutture militari elle forze governative siriane e dei loro alleati, i Guardiani della Rivoluzione iraniani e i miliziani sciiti libanesi. Israele ha già giocato un ruolo equivoco durante la prima fase della guerra in Siria 10 anni fa, favorendo l’avanzata delle forze della Jihad, legate ai Fratelli Musulmani ed a Hamas. Con il calcolo perverso di indebolire lo stato siriano, ufficialmente ancora in guerra con Israele e stretto alleato dell’Iran e dell’Hezbollah libanese. 

Il nuovo attacco sembra propiziato dall’amministrazione americana di Joe Biden, che uscirà di scena fra poche settimane sostituito da Donald Trump, nel tentativo di distrarre e indebolire in Ucraina la Russia, alleata di Assad. Biden sembra voler approfittare degli ultimi giorni al potere per infiammare ulteriormente il mondo e complicare i piani di pace di Trump. Aerei americani hanno bombardato un convoglio delle milizie sciite dell’Iraq, che veniva in soccorso delle forze siriane contro i jihadisti. Biden ha già improvvisamente autorizzato l’Ucraina a usare i micidiali missili Usa ATACMS contro il territorio russo,, infrangendo una delle ultime linee rosse di Mosca. Che potrebbe ricorrere all’arma nucleare. Una provocazione pericolosissima, che punta ad impedire che il suo successore Trump possa imporre rapidamente, come ha promesso, la pace in Ucraina. Cui per ora però il presidente russo Putin ha risposto con relativa moderazione. Senza dubbio in attesa dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca.

ERDOGAN, NASCONDERE LA MANO DOPO AVER LANCIATO IL SASSO – L’aviazione russa ha iniziato a bombardare le forze jihadiste attorno ad Aleppo. I jihadistic però continuano ad avanzare verso sud, verso Damasco. La situazione rimane fluida. Fedele alla sua strategia di nascondere la mano dopo avere lanciato il sasso, Ankara, che è dietro l’attacco jihadista, ha fatto finta di essere preoccupata per il riavvio della guerra e di volere un ritorno alla calma. Fonti informate hanno confermato che Erdogan ha dato via libera all’offensiva jihadista. Il Sultano, che si considera il leader del mondo islamico arabo – pur non essendo arabo – aveva seguito la stessa strategia durante la prima fase della guerra in Siria, appoggiando, armando, proteggendo e finanziando gli uomini dell’Isis• Mentre ufficialmente lo negava. E convincendo nella prima fase della guerra l’amministrazione Usa di Barak Obama e Hillary Clinton che contro Assad lottava una ‘opposizione islamica moderata’ che bisognava aiutare ed armare. Era poi apparso evidente che la guerra contro Damasco era condotta principalmente dagli atroci  islamo-nazisti dell’Isis. Il sunnita Erdogan, ha più volte espresso un l’odio personale per l’alevita Assad, presidente autoritario ma protettore delle minoranze religiose. Il Sultano di Ankara non può vedere che con favore l’obiettivo dei jihadisti, di distruggere lo stato laico siriano, come hanno distrutto quello afghano, e proclamare la dittatura di un Califfato islamico sunnita in Siria, basato sulla Sharia. Erdogan però alla fine si era dovuto rassegnare. L’Isis era stata sconfitta e quasi distrutta dalle forze governative di Assad, con l’aiuto di Russia e Iran, dei guerriglieri curdi siriani e turchi e dei miliziani sciiti libanesi di Hezbollah. Sembra però ora che il sultano di Ankara voglia ritentare di rovesciare Assad, approfittando dell’indebolimento degli alleati di Assad. La Russia impegnata nell gjuerra in Ucraina, l’Hezbollah dagli attacchi di Israele, l’Iran dallo scontro a distanza con lo stato ebraico. E della fragilità della Casa Bianca, nelle ultime folli settimane di Biden nello Studio Ovale. Ma il rischio, se la Jihad conquisterà Damasco, è di incendiare definitivamente il Medio Oriente, con conseguenze gravissime 8emigrazione di massa, espansione del terrorismo, contagio della guerra) anche l’Europa, già sul bordo del precipizio con l’assurda guerra in Ucraina. Aspettando Trump?….

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