
2/11/23 – Era la sola ipotesi non considerata nel 1948 dal visionario Quirino “Fiorqui” Fiorini, nel suo lungimirante Premesse alla Pace: un governo mondiale dei Robot, o meglio della Intelligenza Artificiale, al posto dei disastrosi governanti umani che di giorno in giorno ci avvicinano allo spettro di una terza guerra mondiale.
Macchine dotate di una robusta intelligenza pratica, della capacità di programmare serie misure di riduzione dei conflitti, e con i poteri che Fiorqui voleva assegnare a un governo mondiale, probabilmente avrebbero evitato al mondo la disastrosa e pericolosa situazione in cui si trova oggi. Forse sarà possibile prima che si scateni davvero la Grande Guerra…
Si poteva e si doveva evitare di accendere i conflitti degli ultimi 30 anni, che sono stati gli incubatori del terrorismo islamico sunnita, oggi la più grande minaccia per il mondo ‘civile’. La guerra dei Balcani, infiammata dal troppo affrettato riconoscimento, sotto pressione tedesca, della indipendenza della Croazia, che ha trasformato la maggioranza serba al potere nella Jugoslavia in minoranze nelle varie nuove repubbliche. E dato il via al conflitto.
La guerra in Iraq, voluta dagli Usa dopo l’11 settembre, in nome del pericolo per il mondo dovuto alle armi chimiche di Saddam Hussein. Che non esistevano.
Quella in Siria, scattata con l’appoggio di Turchia, Qatar, Arabia Saudita e dei Fratelli Musulmani, che hanno trascinato con sè Usa e Occidente, per rovesciare il regime autoritario alevita sciita di Bashar el Assad – però protettore delle minoranze religiose – e sostituirlo con un Califfato sunnita diretto dall’Isis. I terroristi sunniti sono stati sconfitti grazie soprattutto ad una eteroclita coalizione fra siriani, curdi, sciiti iraniani e libanesi, appoggiati dalla Russia. Ognuna di queste guerre ha moltiplicato il numero dei miliziani jihadisti formati dall’esperienza del fuoco nemico all’uso di armi pesanti, esplosivi, tattiche per creare terrore fra i civili, chesi sono sparsi per il mondo, spargendo scintille di nuovi conflitti.

A destabilizzare ulteriormente l’equilibrio mondiale è poi arrivato il conflitto fra Ucraina e Russia.Una guerra che non avrebbe mai dovuto iniziare. Mosca chiedeva il rispetto degli impegni di Usa e Nato a mantenere l’Ucraina neutrale. Washington ha preferito appoggiare il neo nazionalismo di Kiev, spingendo la Russia al conflitto. Poi aiutando, finanziando e rifornendo in armi, soldi, e intelligence l’esercito ucraino. Una strategia da profonda guerra fredda molto pericolosa.
Una umiliazione della Russia, superpotenza nucleare mondiale con Usa e Cina, se dovesse non vincere la guerra, potrebbe avere conseguenze pesantissime per tutto il pianeta. E intanto la guerra, finanziata con le tasse di europei e americani, ha provocato effetti disastrosi per la vita degli occidentali. Inflazione alle stelle, riduzione del potere d’acquisto, impoverimento marcato della classe media.
La guerra fra Israele e Hamas interviene ora in un contesto già di tensione e sfiducia Est/Ovest. La strategia per forza di cose durissima di Israele per sradicare Hamas da Gaza infiamma il mondo arabo e le piazze in Occidente. Ma Gerusalemme non ha alternative. L’attacco selvaggio di Hamas il 7 ottobre ha riacceso nella mente di tutta la comunità ebrea il timore di essere minacciati da un nuovo Olocausto. Di essere cancellati dalla superficie della Terra. Per garantire sicurezza e diritto di vivere a tutti gli ebrei è stato fondato lo stato di Israele. Che spesso però ha confuso l’autodifesa con un implacabile espansionismo strappando terra soprattutto in Cisgiordania ai palestinesi.
Quando la guerra finirà Israele dovrà, con un nuovo premier e un nuovo governo capire che un radicale cambiamento di rotta sarà necessario per conquistare la pace e finalmente stabilizzare la propria esistenza, con un accordo globale con il mondo arabo. Smantellando (sarà difficilissimo) almeno una parte delle colonie in Cisgiordania, molte abitate da coloni estremisti responsabili di ripetuti attacchi e provocazioni contro i civili palestinesi, soprattutto a Hebron , attorno alle Tombe dei Patriarchi. Si dovrà negoziare sulla base della formula dei due stati, ci vorrà un piano Marshall, per ricostruire Gaza, che alla fine della guerra sarà un cumulo di macerie, e sviluppare la Cisgiordania.
Fin d’ora si dovrebbe preparare la conferenza di pace del dopoguerra. Anche con Iran e Russia. La pace si fa con i ‘nemici’, senza i quali nessuna soluzione potrebbe durare. E con un ruolo importante per la Cina, che da tempo sta entrando nello psicodramma medio-orientale, come elemento di mediazione. Pechino ha già ottenuto un grande risultato: la normalizzazione delle relazioni fra i due grandi nemici del mondo islamico, l’Arabia Saudita sunnita e soprattutto l’Iran sciita, che dopo l’accordo sul nucleare del 2015 stava tornando a relazioni normali con l’Occidente. Fino a quando il presidente Usa Donald Trump, sotto pressione di Israele, ossessionato dalla ‘minaccia iraniana’ nel 2018 ha stracciato l’accordo emarginando di nuovo Teheran.