TRUMP RITROVA PUTIN LA GUERRA HA I GIORNI CONTATI? LA FINE DI UN’EPOCA?

23/1/25 – Aveva promesso che appena alla Casa Bianca avrebbe posto fine in 48 ore alla “ridicola” guerra in Ucraina. Forse ci vorrà qualche giorno di più. Ma la direzione presa da Donald Trump è quella giusta. A tre giorni dall’ insediamento il nuovo presidente ha già annunciato di volere “incontrare Putin presto” per mettere fine alla guerra.

Una svolta epocale, dopo due anni di isteria collettiva dell’Occidente. Che ha alimentato con soldi, armi, appoggio politico al regime di Kiev, e diabolizzando Putin, una guerra assurda che “non avrebbe mai dovuto cominciare” ha bacchettato Trump. Fin dall’inizio, seguendo la linea dettata da Joe Biden, predecessore di Trump, Usa e Europa non hanno fatto alcun tentativo per fermare la guerra. Anzi, hanno soffiato sul fuoco con armi, munizioni, centinaia di miliardi presi nelle tasche dei contribuenti europei e americani. Una logica folle, che ha portato soprattutto l’Europa sul bordo del baratro di un conflitto continentale se non mondiale, potenzialmente nucleare. E impoverito gli europei. Biden e l’allora premier inglese Johnson (un “idiota” per la regina Elisabetta) avevano perfino bloccato tre mesi dopo l’inizio della guerra un accordo per porvi fine raggiunto fra Russia e Ucraina a Istanbul.

Con Trump dovrebbe fermarsi ora l’assurda isteria bellica dei dirigenti occidentali. Il piano per porre fine alla guerra di Trump prevederebbe in un primo tempo un cessate il fuoco, che congeli le posizioni sul terreno di russi e ucraini. E l’avvio di un negoziato. “Non cerco di fare male alla Russia. Mi piace il popolo russo. E ho sempre avuto una relazione molto buona con il presidente Putin”. “E non dobbiamo dimenticare, ha aggiunto Trump, che Mosca ci ha aiutato durante la seconda guerra mondiale.

 Un ritorno alla ragione e al buon senso dopo gli insulti e gli anatemi lanciati negli ultimi due anni contro il “dittatore” Putin. Costretto avgirarsi verso Cina, Iran e Corea del Nord. Trump ha detto che ora l’Ucraina è pronta alla trattativa. Putin ha fatto sapere di essere aperto a un “dialogo paritario e rispettoso con gli Usa”.  La fine della guerra segnerà probabilmente la vittoria di Mosca, che conserverà le regioni russofone che ha conquistato. D’altronde con Trump il mondo sembra entrare in una logica muscolare di tutela dei propri interessi vitali da parte delle grandi e medio-grandi potenze. Putin ha recuperato con le armi la Crimea e il Donbass. La Turchia del ‘sultano’  Erdogan ha messo le mani sulla Siria, primo passo per ricreare una sfera di influenza neo-ottomana. La Cina non nasconde di voler recuperare Taiwan, dopo Hongkong. E lo stesso Trump vuole annettere (o ‘comprare’) la Groenlandia, recuperare il Canale di Panama, ribattezzare Golfo di America quello del Messico, assorbire il Canada come 51mo stato Usa. 

Entriamo anche nell’epoca della nuova immensa rivoluzione tecnologica dell’Intelligenza Artificiale. Che contribuirà a cambiare il mondo. Un’epoca che sarà pure quella dei grandi leader forti. E del ridimensionamento del pensiero politicamente corretto che ha trascinato l’Europa nel declino. Con dirigenti sempre più insipidi e deboli. Non a caso nell’Ue cresce la destra radicale antistema, che sta facendo cadere i ‘cordoni sanitari’ che finora hanno garantito il potere dei partiti tradizionali. Potrebbe vincere le prossime elezioni in Germania e quelle probabili anticipate in estate in Francia. E avanzare in Spagna se il governo socialista di Pedro Sanchez non reggerà agli scandali di corruzione e ai continui ricatti del piccolo partito dell’ex-presidente catalano Puigdemont. I cui 7 deputati hanno permesso finora a Sanchez di salvare la poltrona. Insomma, il 2025 sarà un anno di grandi cambiamenti. Sarà difficile annoiarsi…

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francescocerri

Giornalista Internazionale. Nato come specialista di politica europea e di sicurezza. Inviato a Sarajevo durante la guerra dei Balcani, e al Tribunale Penale Internazionale al processo Milosevic. Corrispondente in Israele/Palestina durante l'intifada, in Turchia durante la guerra in Siria e la rivolta di Gezi Park. In Spagna , con gli indignados, e Portogallo. Presidente onorario della stampa parlamentare europea. Cavaliere della Repubblica.

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