
Osama Bin Laden (Tik Tok)
Il Mali e altri due stati del Sahel suoi alleati, Niger e Burkina Faso, hanno rotto le relazioni diplomatiche con l’Ucraina, denunciando l’appoggio di Kieva al “terrorismo internazionale”. Al Qaeda e Isis sono impegnate da anni in una sanguinosa opera di destabilizzazione degli stati del Sahel, mano as mano abbandonati dalle ex-potenze coloniali europee, in particolare dalla Francia. Nella folle e assurda guerra contro Mosca, Zelensky ora sta giocando la pericolosa carta della destabilizzazione dei paesi africani nell’orbita di Mosca. E ancora più pericolosamente appoggiando gruppi jihadisti che puntano alla distruzione dell’Occidente. Con quali soldi? I nostri. Da due anni Zelensky fa il giro delle capitali occidentali chiedendo soldi per resistere alla ‘aggressione’ russa, spiegando che Kiev da sola non ne ha i mezzi. Ha ottenuto decine di miliardi di euro e dollari presi nelle tasche di europei e americani, cui nessuno ha chiesto se fossero d’accordo per finanziare Zelensky. Ora ovviamente, dato che Kiev piange miseria – mentre i suoi cittadini più facoltosi si sono trasferiti con i loro averi in case milionarie in Costa Brava e in altri luoghi ameni in Europa – i soldi per destabilizzare il Sahel e aiutare Al Qaeda vengono dalle stesse fonti. Le nostre tasche. Siamo d’accordo? I nostri governi sono d’accordo?
Quello del Mali non è un caso isolato. ‘Ucraina invia ora militari, armi, sistemi missilistici, appoggio di intelligence, nei paesi africani nei quali esiste una forte presenza russa. L‘appoggio all’agguato di Tinzaouaten è stato rivendicato da un portavoce dell’intelligence ucraina.
Zelinsky così si iscrive nella tradizione della ‘guerra sporca’ avviata dagli Usa in Afghanistan negli anni ’80, per rovesciare il governo di Kabul vicino a Mosca. Gli americani finanziarono e armarono un certo Osama Bin Laden, per fare cadere il governo laico afghano. Allora le donne a Kabul potevano studiare, uscire in minigonna, praticare qualsiasi professione, votare. Avevano gli stessi diritti degloi uomini. Sappiamo come stanno le cose oggi per le donne afghane…

Zelensky e i suoi amici occidentali (caricatura Sunday Telegraph)
La mossa di Washington, appoggiata dagli europei, ha permesso a Bin Laden di costruire ed espandere Al Qaeda. E ha poi aperto la strada al regime oscurantista dei Talebani. Dopo avere rovesciato il governo laico di Kabul, l’Occidente ha mano a mano abbandonato l’Afghanistan al suo oscuro destino. E fatto tornare al medio evo islamico le donne afghane. E ci parlano di difesa della democrazia… Come nell’assurda guerra di Ucraina. Kiev cerca di contrastare a qualunque costo, con aiuti militari, economici, alimentari, l’influenza russa crescente anche nell’Africa Orientale e Occidentale (dove sta crollando invece quella, storica, delle ex-potenze coloniali europee). Mentre nel resto del continente africano cresce quella della Cina, alleato strategico di Mosca. E nel mondo arabo, soprattutto in Libia, avanza la Turchia neo ottomana del ‘sultano’ Erdogan. Dopo avere perso la guerra in Siria, dove appoggiava l’Isis. La potenza crescente di Mosca in Africa si è rivelata alla recente “conferenza di pace” (senza la Russia…) in Svizzera: solo 11 paesi africani, su 54 hanno firmato la dichiarazione finale proposta da Zelensky.

Il presidente ucraino, appare sempre più un “utile idiota” nella strategia americana volta a umiliare la Russia (con i suoi alleati, Cina, Iran, Africa del Sud, India), attraverso il conflitto ucraino, nel braccio di ferro per l’egemonia mondiale. Potrebbe però presto essere mollato, sembra, dai suoi protettori, e messo da parte. Si parla dell’ex-ministro degli interni Arsen Avakov vicino agli ultra nazionalisti, come suo possibile sostituto. Molto dipenderà dal risultato delle presidenziali americane di novembre. Trump ha promesso che se vincerà fermerà la guerra in 48 ore. E Zelensky, l’uomo della guerra, potrebbe uscire di scena. Se invece vincerà Kamala Harris, con ogni probabilità la guerra continuerà. L’America è lontana… Ma le sorti dell’Europa saranno allora ad altissimo rischio.